Riflessione in corso d’opera, mentre l’Opera ha più di vent’anni ed è un capolavoro (permettiamoci di dirlo) che ha coinvolto centinaia di volontari e decine di migliaia di famiglie del Gaslini.

La Band degli Orsi, mentre in via del Tritone il nuovo Covo è promessa di una primavera nuova, sta
ricevendo linfa da nuovi volontari e da nuovi amici.

Per loro e con loro, occorre riflettere.

Abbiamo vissuto più di 20 anni di responsabilità, programmazione, raccolte fondi, realizzazioni e verifiche costanti.

Non sono mancati errori, e abitudini errate hanno rischiato di far perdere di vista la rotta.
Scelte coraggiose ed entusiasmanti hanno dovuto spesso farsi strada attraverso paure e tentennamenti dei sostenitori del “più di così, non si può fare!” “impara a vedere il bicchiere mezzo pieno!” “c’è troppa carne sul fuoco!”
Ma servire, perché è questo, che fa la Band, col freno tirato, penalizza i risultati, diminuisce l’efficacia e centellina il supporto ai più fragili: sono loro, a soffrirne.

Mentre le donazioni sono più scarse e s’avverte una contrazione dei redditi, ciclicamente ritorna la tendenza alla rinuncia.
Venjému n’davéi peguggiùsi cumme n’han sempre accusòu: siamo orgogliosamente genovesi e quanto di grande la Band ha fatto, e continua a fare, necessita dello spirito che l’ha sempre animata.
Ecco il tema di oggi che ci sta a cuore, quello della gestione e della raccolta fondi: per affrontarli sempre servono intelligenza e umiltà, buoni prodotti e qualche trucco del mestiere, ancor più che persone dai
curricula eclatanti, e i risultati devono dipendere più dalla motivazione che dal metodo.

All’inizio la Band poteva permettersi di improvvisare: l’entusiasmo era un motore potente.

Adesso, ricchi di una motivazione più consapevole, radicata in quel Fratelli tutti di papa Francesco che ci ha rinforzato e ci sostiene nelle fatiche, ci guardiamo intorno e analizziamo la realtà.

Alcuni dati statistici sembrano destabilizzanti: in l’Italia su 400.000 enti non profit solo una quarantina sono realmente impegnati con adeguati finanziamenti dei loro progetti (0,0001%).

Alla Band sono sempre molto attivi gli storici donatori, quelli che ci aiutano da sempre, ora felicemente accompagnati da altri sostenitori che premiano il nostro impegno.

Ma solo il 5% delle donazioni in denaro sono spontanee: le scarse raccolte necessitano di autocritica, perché sono in molti, da sempre, e adesso ancora e di nuovo, in questo momento di – speriamo – fine pandemia, e rinnovato bisogno di uscire, aiutare, impegnarsi, perché le sofferenze della guerra che arrivano fino a noi possiamo affrontarle anche con la Band, grazie alla Band, impegnati nella Band.

In quanti, desiderano sentire la voce della Band, mettere la maglia degli Orsi e aiutare gli ospiti della Band, che sentono figlia loro.

La Band è diventata per molti genovesi, e non soltanto, un bene comune, un bene da sostenere e non è vero (l’abbiamo capito dopo vent’anni) che è una virtù spendere poco per la sua gestione.

Ecco: come decidere gli stanziamenti e valutarne l’efficacia?

Il 76% degli italiani prima di aiutare la Band si domanda “quanto andrà alla causa e quanto rimarrà alla Band?”

Molti di loro sanno che non è vero che meno spese generali sono sempre da
preferire.

Passare a una nuova gestione, senza perdere la speranza che buona parte del progetto sarà realizzato: occorre il coraggio di un’ulteriore libertà per migliorare i risultati!

Last modified: 25 Marzo 2022
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